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La variante di Luneburg
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alcol1960
07-Dec-08, 04:13

La variante di Luneburg
La variante di Luneburg_Paolo Maurensig_1995
(testo tratto da wikipedia.it)
Trama
Il libro comincia con la leggenda di come sono stati inventati gli scacchi. Poi si passa bruscamente al racconto di un assassinio, un tale Frisch (un signore sui sessanta, grande appassionato di scacchi) si é suicidato, e il narratore ci confessa di essere il responsabile di questa morte. Inizia quindi un lunghissimo flash-back che ci spiega le cause e le modalitá di questo omicidio.
Siamo su un treno dove viaggia il signor Frish la notte prima di morire, sta giocando come al solito una partita a scacchi con un suo collaboratore, quando un giovane entra nel loro scompartimento ed inizia a seguire la loro partita. Più tardi Frisch rivolgerá la parola a questo ragazzo, e piano piano si scoprirá che anche questi é un campione di scacchi.
Inizia qui la storia di Hans, che ci racconta come si é avvicinato al mondo degli scacchi, e come un certo Tabori („un uomo che ha giocato all’inferno“ ) sia stato suo maestro, portandolo ai massimi livelli di gioco, per poi sparire nel nulla. Hans dopo due anni di totale dedizione agli scacchi, orfano del suo "tutore" non riesce più a giocare, ha una crisi di nervi ogni volta che si confronta con la scacchiera.
Tabori finalmente, dopo un anno si fa vivo. È stato male e probabilmente non ha più molto da vivere,vorrebbe adottare Hans, e svelargli il suo misterioso passato. Ascoltato il racconto Hans deciderá di vendicare suo padre adottivo: deve trovare un uomo e raccontargli una storia. La storia di Tabori: nato in una famiglia ebrea dove il gioco degli scacchi era una tradizione che si tramandava di padre in figlio, fin da bambino si dimostró un campione. Una volta entrato nel circuito dei tornei, ebbe un grosso successo, ma i tempi stavano cambiando e l’ascesa del nazismo portó ben presto l’antisemitismo anche nell’ambiente degli scacchi. Il primo con cui Tabori ebbe a scontrarsi fu un ragazzo che lo disprezzava perché ebreo. Purtroppo questo fu solo il primo scontro di tanti, fino a che il precipitare degli eventi, non porterá Tabori in un campo di concentramento.
Qui nell’abbrutimento più totale, Tabori non trova altro modo di rimanere lucido se non quello di concentrare la sua mente sugli scacchi, iniziando a giocare un’interminabile partita contro un immaginario essere supremo.
Un giorno viene convocato da un alto ufficiale del campo, che si rivelerá essere quello stesso ragazzo che era il suo peggior nemico al tempo dei tornei di scacchi. L’ufficiale non ha nessuno con chi giocare e gli ordina quindi di diventare il suo avversario. Tabori peró teme la vittoria, non potendo immaginare la reazione di quest’uomo che ha potere di vita e di morte su di lui. Tre volte Tabori non ha il coraggio di vincere, e per tre volte di notte é costretto ad assistere ad orrende uccisioni di altri internati. Quando finalmente ottiene delle spiegazioni, capiamo che l’ufficiale nazista usa come posta in gioco, la vita di altri prigionieri. Da allora inizia tra di loro una gara senza respiro che dura fino alla liberazione del campo da parte dei russi. Tabori riuscí a vincere quasi sempre ma perse due partite che costarono la vita a 24 persone.
Critica
Il ritmo del romanzo é serratissimo, é come un thriller, soprattutto la parte del campo di concentramento, che si trova solo nelle ultime pagine: all’improvviso siamo immersi in un luogo dove „la vita vale meno di una fava“ e la violenza é all’ordine del giorno, in questo punto la tensione é veramente altissima.
C’é anche l’elemento tipico del giallo, perché fino alla fine noi non riusciamo a capire con precisione come muore Frisch: in che modo il racconto di Hans lo ha spinto al suicidio? Io credo che alla fine del racconto della storia di Tabori, Hans abbia giocato una partita (che non ci viene raccontata perché ne conosciamo giá il risultato) contro Frisch e che abbia vinto grazie alla variante di Lüneburg. Penso che questa volta la posta in gioco fosse la vita dei due giocatori, quindi Frisch una volta tornato a casa non puó fare altro che suicidarsi.
Alcuni elementi del genere fantastico danno inoltre al racconto il tono di una leggenda (cosí come la narrazione si apre con una leggenda). Ad esempio quella „sorta di facoltá di chiaroveggenza“ di Tabori, che dice: „Quand’ero bambino avevo la facoltá di scoprire il grado d’influenza che il gioco esercitava sull’individuo che mi stava dinanzi, solo fissandolo qui, in mezzo alla fronte".
Queste affermazioni danno al racconto una sfumatura d’irrealtá, cosí come la descrizione della „Scacchiera del dolore“, quando Hans ci dice : “restai folgorato - letteralmente folgorato “. Per non parlare della storia che Tabori ci racconta: „un nostro avo...si era giocato e aveva perso a scacchi un carico...aveva voluto che da allora ogni primogenito della sua schiatta eccellesse in questo gioco“ , qui siamo nell’ambito della tradizione orale delle favole.
Inoltre è presente il tema del destino, anch'esso legato alla favole orali, che toviamo quando Tabori afferma che gli sembrava che tutta la tradizione degli scacchi nella sua famiglia fosse in preparazione alle partite nel campo di concentramento.
Questo miscuglio di generi, che Maurensig é riuscito a creare, rende „La Variante di Lüneburg“ una storia particolarmente affascinante, potrebbe essere una storia vera, ed é fatta molto bene anche la ricostruzione storica, peró in sottofondo c’é quell’atmosfera magica e di mistero che avvolge e coinvolge il lettore.

1) È interessante notare che l’incontro tra Hans e Frisch sul treno, si sviluppa come una partita: Hans cerca di attirare l’attenzione di Frisch, per coinvolgerlo nel racconto, ed esulta quando sente di esserci riuscito („Era la mossa che Mayer aspettava....gli succedeva la stessa cosa quando giocava a a scacchi“ ), quando poi restano soli Hans cambia posto „mettendosi di fronte all’altro come un avversario, con il fare di chi si appresti a concludere rapidamente la partita “. Infine quando Frisch gli chiede: „..Quel Tabori, l’ha più rivisto?“, „trasparve l’intima soddisfazione dello scacchista che veda realizzarsi...mossa dopo mossa, tutto ció che aveva previsto e pensi: Ecco il finale! “ ora puó finalmente compiere la sua vendetta e raccontare la storia di Tabori:„Avrei dovuto portare la partita fino in fondo “. Da queste frasi possiamo capire che tra i due si sta svolgendo una battaglia, e che anche se non giocano una partita sulla scacchiera, ne giocano in realtá una durante tutto il loro incontro.
2) Frisch all’inizio del romanzo dice: „Quale amore o compassione si puó provare per un pezzo di scacchi sacrificato al gioco?“ - “ Colto da un’incontenibile nostalgia per il passato: tutti stavano ormai sguazzando nella loro sconfitta “. Si tratta senza ombra di dubbio della sconfitta nazista. Da queste poche frasi riusciamo a capire che lui non é pentito di quello che ha fatto, anzi prova un certo rimpianto per i vecchi tempi, in altre parole é ancora un nazista in tutto e per tutto. Questa condizione giustifica una punizione ad una tale distanza di tempo su un uomo che ci viene inizialmente descritto come una distinto signore anziano (vedi il caso Priebke in Italia ). Egli infatti non prova alcun senso di colpa, ha solo la consapevolezza di avere dei nemici, e teme perció un attentato: „se doveva temere qualcosa era solo dai vecchi“ .
3) Ho notato che le vicende di Hans e quelle di Tabori spesso si svolgono parallelamente: a) Tutti e due chiedono spontaneamente al proprio maestro di essere iniziati al mondo degli scacchi ( Hans dice a Tabori a pagina 49: „vorrei che m’insegnasse a giocare a scacchi“, e Tabori al padre a pagina 99: “chiesi a mio padre d’insegnarmi a giocare a scacchi“); b) tutti e due hanno un crollo in una camera d’albergo e tutti e due vengono mandati via dal direttore ; c) mi é sembrato anche singolare che Hans da piccolo abbia visto un nano giocare a scacchi scambiandolo per un bambino („quello che mi era sembrato un bambino era in realtá un adulto: un nano“ ), e che al contrario Tabori da bambino veniva scambiato per un nano che sapeva giocare bene a scacchi (“ chi sosteneva che non avevo 11 anni, bensí trenta, e che ero un nano camuffato da bambino“ ).



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